Le riflessioni di Francesco Tondi, Managing Director di CIONET Italia

La tavola rotonda dello scorso 3 aprile, “Cyberstrategy Lost in Translation”, mi ha dato l’occasione di riflettere su un tema di grande attualità e fortemente dibattuto. In un certo senso, si tratta della naturale prosecuzione di quanto avevamo già affrontato durante il CIOFEST di poche settimane fa: il percorso evolutivo che i Digital Leader devono necessariamente intraprendere per diventare veri e propri Business Leader.

L’ultimo CIONEXT, moderato dal nostro founder Hendrik Deckers, portava un titolo volutamente provocatorio: “The End of IT Leadership?”. Una domanda che cela una realtà sempre più evidente: in un contesto in cui every company is a digital company, le organizzazioni chiedono ai propri leader tecnologici di assumere un ruolo sempre più strategico. Non si tratta più solo di “supportare” il business, ma di guidarlo, contribuendo alla definizione delle strategie, accelerando la trasformazione digitale, colmando il divario ancora troppo profondo tra tecnologia e generazione di valore, e utilizzando la leva digitale come vero differenziatore competitivo.

Durante la nostra discussione sono emersi alcuni punti chiave, imprescindibili per abilitare questa evoluzione:

• proseguire nella trasformazione della cultura aziendale, favorendo apertura, collaborazione e sperimentazione;
• aumentare l’awareness sulle opportunità offerte dalle tecnologie emergenti e, allo stesso tempo, sensibilizzare tutte le aree di business sui crescenti rischi legati alla cybersicurezza;
• saper influenzare verso l’alto, aumentando la quantità e qualità del tempo trascorso con il Board, affinché le scelte tecnologiche siano comprese, condivise e allineate agli obiettivi strategici.
  
  

Per affrontare con successo questo cambiamento di ruolo, è fondamentale spostare il focus e potenziare alcune competenze chiave, spesso considerate “soft” ma in realtà decisive:

• L’empatia, per poter comprendere a fondo le esigenze e le dinamiche degli altri stakeholder aziendali, creare relazioni solide e costruire fiducia. Solo così è possibile influenzare in modo autentico e inclusivo, favorendo un clima di collaborazione e ascolto reciproco.
• Il business acumen, che consente di interpretare i numeri, leggere i bilanci, comprendere i driver economici e costruire una narrativa tecnologica che parli di crescita, margini e sostenibilità. Senza questa capacità, è difficile che un leader IT venga percepito come partner strategico.
• La comunicazione, infine, è lo strumento che permette di tradurre i temi tecnologici e di cybersicurezza in un linguaggio accessibile e rilevante per il Board e per tutte le funzioni aziendali. Saper raccontare il valore della tecnologia con chiarezza e impatto è ciò che fa davvero la differenza.

Un sentito grazie a Gian Marco Pizzuti, a Splunk per gli ottimi spunti e insight, e a tutti i partecipanti che hanno condiviso con generosità pensieri ed esperienze. È stato un confronto stimolante, che ha trasformato questa roundtable in un’occasione preziosa di crescita e consapevolezza collettiva.

Credo fortemente che parte del valore di questi incontri risieda nella capacità di creare uno spazio in cui la leadership possa rigenerarsi. È nel confronto con prospettive diverse che si alimenta la consapevolezza necessaria per interpretare il cambiamento, e tornare al proprio ruolo non solo con nuove idee, ma con una rinnovata responsabilità strategica.

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